Quando possiamo definire una coppia simbiontica?
Possiamo definire una coppia simbiontica quando tende a una relazione troppo stretta. Ma quando possiamo dire che la relazione è , per così dire, “troppo stretta”? Quando per esempio non ci sono spazi fisici tra i partner: per esempio nessuno dei due fa nulla senza l’altro. Un altro aspetto è la tendenza a regredire quando stanno insieme: compiono azioni semplici come guardare la tv, o si comportano in modo puerile come ragazzini abdicando a doveri, responsabilità o semplicemente stili di vita tipici dell’adulto.
Lo si vede dal tono della voce infantile (un minimo è adeguato e fa parte dei giochi di coppia sani), dalla passività con cui entrambi passano il tempo (guardare la tv lei, giocare ai videogiochi lui ad esempio), dalla superficialità dei gesti quotidiani (coppie che per esempio passano il tempo a viaggiare anziché seguire i figli), dal fatto che entrambi tendono ad appiattirsi l’uno sull’altro (ad esempio lei seguirebbe lui fino all’inferno, locali di scambisti compresi, mentre lui non potrebbe concepire una vita senza di lei), che nessuno dei due si permette di mettere in discussione l’altro, o che litigano continuamente.
Che effetti ha questa relazione di simbiosi sui partner?
Alle volte, l’effetto è evidente ed ha rilevanza clinica. Si manifestano segni di ansia cronica o depressione a livello individuale, fino a segni di psicosi o comportamenti borderline per coppie dove in particolare si manifestano comportamenti distruttivi (ma nessuno dei due ha il coraggio di lasciare l’altro).
Se ci sono figli, l’effetto simbiontico può portare un figlio a gravi disturbi di personalità, crescendo di fatto in un ambiente privo di amore per lui: nella coppia simbiontica non c’è spazio nemmeno per i figli, visti come una interferenza nello spazio che deve restare per la coppia in modo esclusivo.
A livello esistenziale, il segno è una perdita di felicità e un arresto nel processo di crescita e evoluzione.
Quali possono essere le origini della relazione simbiontica?
C’è uno stadio dello sviluppo in cui la ricerca della simbiosi è sana e normale, e corrisponde ai primi giorni e settimane di vita. In quello stadio il bambino e la madre sono un tutt’uno, e ancora prima, la simbiosi esiste dall’epoca di convivenza nel ventre della madre.
Successivamente, il bambino inizia un processo di maturazione che, se tutto va bene, si concluderà con la formazione di una personalità sicura di sé entro i primi 3 anni di vita (caso comunque raro perché sono troppe le cose che devono coincidere, ma ne parleremo in un prossimo articolo).
Se ci sono fattori di disturbo nel periodo prenatale o post natale (es. la mamma non vuole la gravidanza o si ammala durante la gestazione, oppure ci sono effetti consistenti del trauma di nascita, o la madre non riesce a legare con il bambino appena nato, o ci sono seri disturbi che interferiscono con il rapporto madre figlio), ecco che il bambino cresce con un senso di vuoto. Le altre parti della personalità matureranno ma non quella parte cosi piccola e fragile,
La ricerca della madre agognata, la madre irraggiungibile, la madre rifiutante, la madre assente, la madre che non c’è porta quindi la ricerca di quella fusione a un livello parossistico, nascosta magari sotto strati successivi psichici meglio formati che mai farebbero sospettare tale distorsione.
Una persona quindi cresce anche con una personalità apparentemente sicura, con una capacità di azione e movimento anche consistente, eclatante, ma con dentro un vuoto profondo da colmare che cercherà di sistemare appena ne avrà la possibilità con un partner con le stesse identiche carenze.
In quanti modi la madre può rifiutare i figli? Le figlie?
Una madre può rifiutare i figli e le figlie in moltissimi modi, distruggendo la simbiosi sana, ecco un elenco dei modi:
a) rifiuto della gravidanza;
b) stati d ansia o paura della madre legati a preoccupazioni o stati precari di salute mentale o fisica;
c) parto difficile, gravidanza difficile che porta la madre ad associare dolore alla figura del figlio o della figlia (ma la gravidanza o il parto difficile possono essere proprio il segno di un rifiuto inconscio della madre a diventare tale);
d) impossibilità della madre ad abbracciare il figlio (la madre si ammala dopo il parto o il figlio deve essere ricoverato ad esempio);
e) la madre soffre di dipendenze, disturbi di personalità o dell’umore per cui non corrisponde con lo sguardo e i sorrisi al figlio che la guarda;
f) la madre deve, o sceglie di, andare a lavorare troppo presto e colloca il bambino nei micro asili nido;
g) la madre non sopporta le richieste di accudimento, abbraccio, calore, attenzioni, nutrimento del figlio;
h) la madre lascia il figlio da solo a piangere in una stanza.
Questi sono solo alcuni esempio in cui si può manifestare quel vuoto che porterà poi una persona a cercare una relazione simbiontica.
Coppie che litigano troppo
Di base, chi litiga troppo può cadere purtroppo dentro queste dinamiche di simbiosi.
Nel litigio si perseguono più fini in parallelo:
a) tentativo (nevrotico) di prendere le distanze dalla madre temuta (il partner sui cui viene proiettata la madre rifiutante): l’intenzione sana si esprime così in un modo malato;
b) tentativo di vendetta contro la madre rifiutante;
c) tentativo di distruggere l’altro per poterlo assimilare meglio, in un atto di cannibalismo fantasmatico; detto in modi più semplici, la frase che esprime questa dinamiche potrebbe essere: “non potrai andare da nessuna parte se stai male, se soffri dovrai restare con me”.
d) tentativo di autodistruggersi per tornare nel grembo materno (movimento tipico della necrofilia) secondo gli scritti di Erich Fromm ad esempio.
e) tentativo di tornare a sentirsi vivi attraverso il dolore, perché la simbiosi ha tolto la capacità di sentirsi e di sentire la vita. L’intenzione sana di percepirsi si esprime anche qua attraverso un atto nevrotico (un po’ come le persone che si tagliano la pelle per sentirsi vive, estremo tentativo di recuperare le sensazioni dopo che un meccanismo di difesa di paralisi potente ha evitato il contatto con la paura e il dolore, dopo anni di abusi psicologici o di altro genere).
f) messa in scena del rifiuto della madre, portando l’altro all’esasperazione, per rivivere il rifiuto e l’abbandono o la disconferma già vissute in casa da bambini.
Vie di uscita dalle coppie troppo strette, in simbiosi
I punti di uscita da questa simbiosi passano per molteplici linee di azione, come spesso succede:
a) sanare il trauma del rifiuto originario della madre al concepimento o alla gravidanza o in fasi post natali attraverso un intenso lavoro con il rebirthing transpersonale.
b) studiare tecniche di Analisi Transazionale per capire come regolare dal punto di vista linguistico la comunicazione;
c) studiare e praticare tecniche di meditazione e respirazione per imparare a gestire l’angoscia alla base della ricerca della relazione simbiontica;
d) seguire una psicoterapia per poter guarire le parti profonde alla ricerca della fusione, per mezzo di una relazione sana che aiuti a affrontare la paura di vivere.
Alessandro D'Orlando